Chi di voi non ha visto o sentito parlare della nuova campagna televisiva del Buondì Motta? parliamo dello spot dove la bimbetta prolissa dalla voce stridula chiede alla mamma (e negli episodi successivi al papà ed al postino) una colazione gustosa e leggera con l’asteroide che puntualmente va a schiantarsi sulla vittima di turno nel perfetto giardino della dolce famigliola. Abbiamo visto persone gridare allo scandalo e letto critiche di qualsiasi tipo. Associazioni di consumatori scandalizzate, telespettatori inorriditi per non parlare dei commenti dei naviganti del web ai post facebook ed ai video youtube. Bene, in Saatchi & Saatchi Italia sono riusciti nel loro intento…quello di far straparlare del prodotto in questione (una merendina di antica produzione caduta un pò nel dimenticatoio) e del brand storico che le produce. I video hanno la forza (ed il coraggio, bisogna ammetterlo) di scimmiottare il finto perbenismo da famiglia perfetta del più forte concorrente (Mulino Bianco) e ci lasciano di stucco per l’impatto violento del masso infuocato su questi odiosi ma in fondo incolpevoli personaggi facendoci focalizzare sulla (presunta) violenza dello spot ma dall’agenzia di Milano però non hanno secondo noi creato nulla di nuovo comunicativamente parlando. Basti guardare al MacGuffin tanto caro ad Alfred Hitchcock: un “motore” virtuale e pretestuoso dell’intrigo, un qualcosa che per lo spettatore ha un’importanza cruciale, attorno al quale si crea enfasi e si svolge l’azione, ma che alla fine si scopre non possedere un vero significato. Hitchcock ne parla abbondantemente nell’intervista rilasciata a Francois Truffaut contenuta nel libro “Il Cinema Secondo Hitchcock” e noi ve lo consigliamo caldamente. Di seguito invece vi proponiamo il link ad un altro MacGuffin molto famoso nella storia del cinema utilizzato da Quentin Tarantino nel suo capolavoro Pulp Fiction, la famosa scena della valigetta di Marcellus Wallace di cui alla fine del film il regista losangelino non ci rivela il contenuto.

Pulp Fiction: “La Valigetta”