Romulus, Mark Zuckerberg, il Covid e la Verità. Tremila Anni per Niente?
Il Covid ci ha messo di fronte a scelte molto spesso non più rimandabili. Per anni si è discusso di poter fare lezioni a distanza, oggi sono divenute una realtà. Fino a qualche mese fa chiedere ad un collega di fare una video call era fantascienza, oggi è pane quotidiano.
I social si sono trovati ad avere ancora più responsabilità. Gran parte delle informazioni sulla malattia passano attraverso Facebook, Instagram e Twitter.
Purtroppo non è stato fatto molto per limitare la disinformazione nella prima fase della diffusione del virus ma adesso qualcosa sta cambiando.
Con l’arrivo dei vaccini nessuno si può più permettere notizie false. Sarebbe un danno troppo grande. Così anche Facebook ha iniziato a bannare contenuti fasulli legati a questo tema.
E’ un cambiamento epocale e non di poco conto. Sino ad oggi c’erano state due scuole di pensiero. Da un lato Twitter che è arrivato a correggere i cinguettii di Trump quando erano palesemente inesatti e dall’altro Facebook che non ha mai voluto essere coinvolto in azioni di censura o precisazioni a meno che queste non riguardassero temi come il razzismo o la pornografia.
Ora pare che tutti i social vogliano poter dire la loro sulla verità.
Qui si apre un dibattito enorme.
Può essere una società americana a decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato?
Chi vi scrive è convinto che la diffusione delle fake news sia un male endemico della nostra società. Però possiamo lasciare “la verità” nella mani di Mark Zuckerberg?
La libertà di espressione è sancita in Italia dall’articolo 21 della Costituzione ma allo stesso tempo chiunque posta una cosa è responsabile per ciò che dice.
Per anni a pubblicare erano solo qualche migliaio di editori: era possibile avere un controllo da parte dello Stato (in qualche nazione questo controllo diventa dittatura ma è un altro discorso).
Oggi chi può essere in grado di controllare tutto ciò che viene scritto da miliardi di cittadini? Chi può verificare l’attendibilità di innumerevoli notizie?
Possiamo immaginare che i manager di Facebook siano i più illuminati possibile. Ma come facciamo a stabilire che perseguano il nostro interesse e non quello della loro azienda o peggio ancora della loro nazione?
Il discorso diventa ancora più complesso se entriamo nei dettagli. A decidere cosa potrà essere o meno bannato sarà sulla carta un algoritmo.
Non saltate dalla sedia. Nel futuro che ci aspetta saranno gli algoritmi a fare le migliori diagnosi per la nostra salute. Già oggi sono gli algoritmi che determinano le nostre scelte su quale strada fare (Google Maps) o su cosa acquistare (Amazon) o su dove andare al ristorante (Trip Advisor) e semmai anche di quale ragazza invaghirci (Meet).
Gli algoritmi decidono già oggi chi ha successo e chi no. Mettendo in evidenza post e oscurando altri. Sono l’essenza della nostra società digitale. Da qui a breve saranno loro a scegliere anche chi dice la verità.
Forse anche voi state vedendo la serie Romulus su Sky. A quei tempi gli aruspici (una sorta di sacerdoti) potevano stabilire se una persona era “pura” oppure no esaminando delle viscere di animali.
Il loro potere era enorme perché gli bastava cambiare un’interpretazione per modificare il destino di un essere umano, di un popolo.
Dopo tremila anni siamo ancora di fronte allo stesso problema.
Se lasciare o meno nelle mani di poche persone la decisione su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.